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Giovedì 02 Maggio 2013 08:29 |
![]() THUMBNAIL – Uno sguardo sul panorama indipendente italiano
Uno sguardo su SARAH STRIDE
1.Chi sei, da dove vieni e che musica proponi.
Cercherò di essere sintetica, perchè altrimenti questa domanda esaurirebbe l’intera intervista! Ho iniziato a cantare/suonare live e a comporre quando ero molto giovane, in quanto fortunatamente ho avvertito presto “la chiamata” della musica. Da oltre una decina di anni mi sono inserita all’interno di un panorama che, per facilità di definizione, chiamerò “indipendente”, poiché da subito non mi è interessato portare avanti un progetto che fosse regolato e limitato da voleri di mercato. In questo modo sono nate molte collaborazioni, sia in studio che live, con gruppi ed artisti che stimo molto e che mi hanno dato grosse lezioni sulla capacità e la fermezza di portare avanti una propria identità artistica anche a fronte di grossi sacrifici e difficoltà, a saper trarre dalle delusioni nuova linfa e maggiore chiarezza di intenti (Lele Battista, La Crus, Moni Ovadia, Garbo...). Infatti il motore degli incontri fatti fino ad ora è sempre stato la sensibilità comune e l’assoluta libertà creativa. Inoltre sono molto interessata alle compenetrazioni tra vari linguaggi artistici, così ho cercato di portare il mio contributo musicale anche in altri abiti, tra cui il teatro, la video arte, il cinema, gli ospedali psichiatrici...
Per quanto riguarda invece il progetto Sarah Stride, dopo diversi anni di collaborazioni e soprattutto dopo tanti anni di scrittura e di tentativi di produzione, ho sentito l’esigenza di “vestire” I miei brani, non ragionandoli in studio attraverso l’utilizzo di computer e di musicisti chiamati appositamente, ma con una band che avrebbe potuto farli crescere insieme a me.
Così, dopo l’incontro con Alberto Turra, che è attualmente chitarrista e produttore artistico di questo progetto, e dopo l’innamoramento artistico reciproco nel quale abbiamo capito perfettamente i riferimenti artistici (sia per quanto riguardava il “luogo” musicale da dove arrivavo che quello a cui tendevo), sull’ispirazione del live To Venus And Back di Tory Amos, Alberto ha coinvolto i musicisti che sono diventati parte integrante di questo progetto. William Nicastro al basso e Antonio Vastola alla batteria, con i quali abbiamo pubblicato il primo album nel giugno 2012 e un album di cover anni '60, Canta Ragazzina, nel dicembre 2012.
Il nome Sarah Stride pone l’accento su alcune caratteristiche “stridenti” all’interno del progetto stesso, fatto di un sound decisamente rock, in contrasto con la forma canzone, che in alcuni momenti tocca dei picchi melodici tipici della musica leggera italiana.
2.Il panorama musicale italiano aveva bisogno di te?
Ahahah... Be', non saprei. Diciamo che le cose si fanno perché si ha la necessità di farle e non perché ce ne sia “bisogno”! Senza peccare di falsa modestia credo che in Italia ci siano numerosi progetti molto validi di cui non si sente parlare, perché non appartengono a particolari cricche o generi di tendenza. Più che di progetti necessari, direi che il panorama musicale italiano ha bisogno di essere più curioso e sicuramente più aperto (ovviamente non è il caso vostro!). Prendi ad esempio il mio progetto, la difficoltà maggiore che stiamo riscontrando e la critica più frequente è quella di una difficile collocazione di genere, poiché non siamo né “pop-mainstream” né prettamente “indi” (secondo l’accezione del termine che se ne è fatta negli ultimi anni!). Questo essere difficilmente incasellabili, invece di essere un vantaggio e una ricchezza, come spesso accade all’estero, in Italia diventa invece un handicap. Quindi in questo senso direi che sì, il panorama italiano ha bisogno di progetti che hanno il coraggio di stare ai margini delle solite categorie.
3.Se tu fossi una meta da raggiungere con il “navigatore musicale”, quali coordinate di artisti del passato o del presente dovremmo impostare, come strada da percorrere per arrivare al tuo sound?
Ho ascoltato, e nella mia musica è possibile individuare, artisti e generi completamente differenti tra di loro (dalla Callas a David Sylvian) cercando sempre coloro che attraverso la voce o lo strumento riescono a raccontare una propria verità. Il “bel canto” e i virtuosismi non mi hanno mai interessata, le cose che mi ispirano sono quelle che percepisco come autentiche e che ti lasciano senza parole o giudizi come ad esempio la voce che piange di Anthony And The Johnsons, i testi di Fabrizio De Andrè, il timbro di David Bowie….
Ovviamente per quanto riguarda i riferimenti strettamente musicali posso definirmi una figlia degli anni '90, dunque un’amante di tutta quella scena alternativa che quegli anni ci hanno regalato. I miei vent’anni, intrinsecamente “dark”, in realtà sono stati all’insegna dell’alternative in un senso più lato (Nick Cave,Radiohead, Tom Waits, Jeff Buckley, Gomez, CSI, Battiato, Portishead, Massive Attack, Björk, Afterhours,Capossela, ecc…) uniti alla new wave anni '80, alla musica classica e ad una certa fascinazione per il fado e per la musica balcanica.
Per quel che riguarda i miei ultimi ascolti, invece, posso citarti il disco Weather di Meshell ‘Ndegeocello, gliElbow, la violinista cantante Carla Kihlstedt soprattutto la produzione con il trio chiamato 2 Foot Yard, Kings Of Leon, Perfume Genius, TV On The Radio, Erik Satie, Marika Hughes ecc…
4.Il brano del tuo repertorio che preferisci e perché questa scelta.
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Un brano del mio repertorio, non scritto da me ma che amo moltissimo è Morirò D’Amore di Giuni Russo, presentato a Sanremo nel 2003, in una delle sue ultime apparizioni. Cito questo pezzo perché non è conosciutissimo al grande pubblico ed è secondo me uno dei più bei brani “pop” scritti negli ultimi 15 anni. Dopo aver deciso di metterla in scaletta ricordo di aver visto un’intervista in cui Giuni raccontava di come si fosse ritirata dal mercato che le imponeva canzonette come Voglio Andare Ad Alghero o Un'estate Al Mare, poiché non poteva più tollerare di interpretare brani che non fossero aderenti alla sua poetica.Morirò D’Amore era invece un brano che la rappresentava come artista e come persona. Purtroppo è morta poco dopo e non ha potuto portare avanti la musica così come la intendeva, ma ci ha lasciato questa testimonianza, secondo me, davvero esaustiva. Vi allego il link al brano originale ed alla nostra versione, la sua interpretazione è davvero magistrale; la mia, semplicemente un’interpretazione piena di rispetto e gratitudine.
5.Il disco che ti ha cambiato la vita.
Ovviamente ce ne sono stati diversi: questa è una domanda a cui dare una risposta esaustiva è quasi impossibile! Comunque citerò un disco che non mi ha propriamente cambiato la vita ma che ha decisamente influenzato il mio modo di cantare. Ho ascoltato per la prima volta Grace di Jeff Buckley a diciannove anni. Ricordo che ero in vacanza a Monterosso a dicembre e sono rimasta folgorata sia dalla modalità compositiva che, soprattutto, da quella interpretativa. Una voce ricca e virtuosa che non scade mai in sterili esercizi di stile, una pacca di bellezza, istinto e autenticità a cui ho sempre cercato di tendere...
6.Il tuo live più bello e quello invece peggio organizzato.
Sicuramente la presentazione del mio primo disco alla Salumeria Della Musica di Milano lo scorso anno è stato uno dei live più emozionanti di tutta la mia carriera, ma ovviamente oltre all’organizzazione perfetta da tutti i punti di vista (impianto, fonico ecc..) era una data, una sorta di “celebrazione” che aspettavo da molto tempo! Un altro concerto che mi ha particolarmente colpito è stato un live al baretto del Leoncavallo a Milano: eravamo tutti con il cappotto e le stufette sul palco, perché ci saranno stati al massimo 5 gradi, ma il calore del pubblico, fatto di ragazzi giovani e di pensionati, di stranieri e di senzatetto, tutti perfettamente integrati, attenti e accoglienti, è stata una cosa che mi ha profondamente commossa.
Il peggiore, invece, credo risalga ad una quindicina di anni fa: se non ricordo male il locale si chiamava La Corte Del Sol in zona Cremona, il problema però non fu dell’organizzazione ma della nostra band. Al soundcheck eravamo già così ubriachi che una volta iniziato il concerto ci hanno fatto smettere di suonare dopo due pezzi…
7.Il locale di musica dal vivo secondo te ancora troppo sottovalutato e, al contrario, quello eccessivamente valutato tra quelli dove hai suonato o ascoltato concerti di altri.
Sinceramente non so rispondere a questa domanda, come ben saprete i locali in cui poter proporre musica propria sono sempre meno e i circuiti sempre più chiusi, per cui ben vengano tutti i locali che ancora credono e investono nella musica “indipendente”.
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Qui ti segnalo band “emergenti” nel senso del “non conosciute al grande pubblico” ma che all’attivo hanno già diverse pubblicazioni:
il duo elettronico 2pigeons:http://www.2pigeons.com /http://www.facebook.com/pages/2Pigeons/253507161363472?fref=ts
Il quartetto impazzito di crossover avant-rock Kabikoff, ora alla registrazione del terzo disco:http://www.youtube.com/watch?v=zpoqICliW84
L’ironico e raffinato cantautore Yuri Beretta: http://www.facebook.com/YuriBeretta?fref=ts
9.Come seguirti, contattarti, scambiare pareri con te.
Eccoti tutti i contatti:
e per chi vuole aggiungerci alle proprie playlist siamo anche su spotify!
10.La decima domanda, che mancava: “Fatti una domanda e datti una risposta”.
“Sarah, ti piace Marzullo?”
“No!”
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